Привожу текст: Paola Mastrocola: «Lezioni di branco» Durante l’intervallo vanno tutti in giro. E infatti c’г un gran via-vai, e anche qualche gruppo che invece va nel cortile ad accasciarsi per terra, e questi sono vestiti strani, con i pantaloni immensi così larghi che non sembra nemmeno che ci siano due gambe dentro, ci navigano dentro e fanno blom-blom quando camminano, anche le ragazze. Poi invece ci sono altri gruppi che portano i pantaloni strettissimi, di solito jeans, e hanno tutto stretto, e anche corto, tipo le maglie che gli arrivano sopra la pancia. Le ragazze fanno anche vedere l’ombelico, e alcune dentro l’ombelico ci portano un brillante. Io ogni tanto glielo guardo, il brillante, ma non tantissimo, perché non г che uno possa stare con l’occhio pendulo sugli ombelichi degli altri, soprattutto se sono ragazze. A parte questi Larghi e questi Stretti, ci sono anche altri gruppi, tipo quelli che chiamano i Truzzi, ma io per il momento ci ho capito fino a qui, solo a vedere come si vestono, poi non so. […] oggi Caritone mi si avvicina nell’intervallo, io sono fermo al mio solito termosifone, e mi dice: « Se vuoi ti insegno a cammellare un po’. Ti manca, sai?» Cose inaspettate che ti piombano lì gratis e tu non sai perché. Non so assolutamente cosa voglia dire cammellare, ma lui г uno del branco e lo trovo fantastico che uno così voglia insegnarmi una cosa. Mi porta in cortile in un angolo deserto e, senza che nessuno ci veda, mi insegna a cammellare. Si tratta di camminare curvi, lo sguardo a terra, spostando spalle e testa aritmicamente in avanti e all’indietro, e molleggiando anche con falcate decise. Una vera impresa. Ci metto un bel po’, almeno una settimana, ma ci riesco. Non capisco cosa c’entrino i cammelli, ma arrivo a cammellare benissimo. Cammello negli intervalli, su e giù per il corridoio. […] Cammello anche in classe, ad esempio nell’ora di diritto. Tanto il prof di diritto non fa mai lezione, con lui vediamo solo film, porta certe sue videocassette tipo la serie di Perry Mason o roba legal thriller, l’importante г che sia attinente alla sua materia. Fa così in tutte le classi del liceo, e quindi г tutto uno spostare la tivù, ovviamente dotata di ruote, in lungo e in largo per i corridoi, di classe in classe. Quando vediamo uno che caracolla dietro al carrello della tivù, sappiamo che la sua classe sta per avere l’ora di diritto. Adesso comunque va un po’ meglio, ho quattro cose giuste: i jeans stretti, la cintura, la felpa e la cammellata. E a me sembra già molto. Infatti cominciano a prendermi in una certa considerazione. Soprattutto le ragazze. L’altro giorno, all’uscita da scuola, Francesca Bindi ha fatto addirittura il tragitto fino al pullman con me. Mi sembrava che tutti ci guardassero. Non lo so se era proprio vero che ci guardavano, ma io mi sentivo fiero come un generale romano nel giorno del trionfo. Anche se a me non piace Francesca Bindi, a me piace la Frullari. Allora mi faccio coraggio e decido di invitare la Frullari ad uscire con me. Ma uscire dove? Io non me la sento di dirle: senti, vuoi uscire? Perché uno dovrebbe anche saper dire per andare dove, e io invece non lo so, mica posso portarmela nel mio retrobottega. Allora mi viene un’idea che non г neanche un granché, però sempre meglio di niente: invitarla a prendere un pezzo di focaccia quando usciamo da scuola all’una che io ho sempre la pancia lunga dalla fame, e nell’altro isolato c’г proprio una panetteria che fa la focaccia buona. A me sembra un’idea passabile, comunque г l’unica che mi viene, e allora le dico: «Vuoi venire con me in panetteria?» Mi risponde: «Va be’». Tra l’andare in panetteria, fare la coda e accompagnarla alla fermata, riesco a stare con lei quasi diciotto minuti. Torno a casa felice. […] Comunque tra i compagni, come fama, ne sto uscendo benissimo, cioè strabene. E anche tra i compagni delle altre classi, Stretti o Larghi non importa. Dopo l’evento della focaccia mi hanno detto: «Strafigo!» E anche: «Straserio!» Г un po’ di mesi che si usa questo stra davanti a tutte le parole. Si usa tra noi del branco, voglio dire. Però forse non dicono sul serio, cioè ho come il dubbio che mi prendano un po’ in giro. Un gruppetto ad esempio mi aspetta all’angolo: « Te la sei inchiumata per bene quella là?» mi chiede uno di loro, le mani nei tasconi ciondoli delle brache. Lo guardo inebetito. Non mi danno nemmeno il tempo di capire il significato del verbo, che un altro già incalza: «Vuol dire se te la sei poi sgroppata, inciufecata, ciucciata, insomma la tua punza, ti torna?» Ho un bagliore mentale improvviso: Punza! Eccola lì la parola che dice sempre Giumatti, voleva poi dire ragazza, ma certo. Contemporaneamente un altro mi prende per la guancia e mi biascica: «Svegliati, ostrica! Le sai almeno cipollare le punze o no?» Capisco che sto entrando nel gruppo, mi rivolgono la parola! L’emozione г così intensa che mi sembra di non riuscire più a respirare. Il problema г solo che io quelle parole lì non le conosco, cipollare ad esempio cosa vorrà mai dire? Decido che г ora di darmi una mossa e prendere le cose seriamente. Queste parole da branco le devo assolutamente imparare, almeno il maggior numero possibile, e per il resto farò finta di capire anche se non capisco un accidenti. Mi rivolgo a Masonti per un corso accelerato. Chiedo, e ottengo. Ce ne andiamo a spasso per bagni e corridoi, come due fratelli; io pendo dalle sue labbra, letteralmente, visto che lui г alto e grosso il doppio di me. Mi metterei anche volentieri un anellino o anche una saetta nell’orecchio per diventare un Saettati un po’ come lui, tanto gli sono grato. Mi insegna parecchie espressioni complesse, tipo: «non mi sgretolare le palle», «ci stai dentro una cifra», «mi piaci un pacco», «quanto ci cacci che faccio ciuffo». Quest’ultima veramente si riferisce alla pallacanestro, ma può servire in tantissime occasioni generiche: «far ciuffo» significa far canestro senza toccare l’orlo della rete, quindi far centro esatto, capito? Mi insegna anche moltissime parolette isolate, da usare qua e là nella vita: stragaggio, troppo secco, paìura (che sta, non so perché, per paura), sgavettato, scafare, sculo.. mi sembrano tutte molto utili, ma devo prima imparare ad usarle nel modo giusto. Soprattutto mi insegna la parola «sclerare». Dice che sclerato lo ficchi dove vuoi e fai sempre un figurone. Tipo un tuo amico г stanco e non vuole uscire e tu gli fai: ma sei sclerato?! Oppure parli di tua madre che ti controlla sempre i compiti e dici: mia madre mi sclera!! Oppure vai a letto alle tre e ti alzi alle sette tutto pesto di sonno e quindi: se non sclero oggi, non so! Ma a me quella che piace di più г «una cifra». Mi sta venendo di mettercela ovunque, quella parola. Tipo: mi piaci una cifra, mi sbatto una cifra, di pasta ne mangio una cifra, ci state una cifra…A volte la uso anche sbagliata, ma non importa. Come l’altro giorno prima del compito in classe, mi sono girato dietro e ho chiesto alla Bindi: «Sballami quel foglio una cifra, gnocca!» Non г stato un capolavoro, lo ammetto. Cioè ho voluto strafare. Volevo solo chiederle se mi dava un foglio protocollo. Però quando faccio così mi sento un dio. In genere mi alleno in bagno davanti allo specchio: provo a fare certi discorsi tutto difilato col linguaggio branchesco infarcito qua e là di rutti, parole in inglese, onomatopee cretine. Una cosa tipo: Fanta, che sballo! Gaggio se vai speedy…nooo…caccia il piatto…. Vruuum-vruum…Bashd! In capo a una quindicina di giorni sono già in grado di sostenere un dialogo con il branco dai cinquantadue ai settantacinque secondi circa. Solo con le parolacce va ancora piuttosto male, non faccio uno straccio di progresso e questo fa proprio arrabbiare il mio amico Masonti. Per quanto mi alleni, rimango inceppato. Un giorno mi esce un patetico «Cappio!» che fa ridere tutta la classe. Insomma, non riesco neanche a dire un «vaffanculo», che sarebbe proprio il minimo. Cerco di aiutarmi con un’espressione che sento spesso dire a zia Elsa. Quando c’г un sole sfolgorante e si crepa di caldo, ad esempio alle due del pomeriggio quando si crepa sul balcone, la zia Elsa dice: «C’г un sole che spacca il culo ai passeri!» Quello riesco a dirlo, e quindi mi esercito a ripeterlo il più possibile. Anche adesso che г inverno e non c’г affatto un sole che spacca il culo ai passeri. L’unico problema г riuscire a non soffermarsi su quello che l’espressione vuol dire, se no quei passeri poi mi fanno pena. L’altra cosa che fa arrabbiare Masonti г che io non c’ho ancora capito niente dei gruppi secondo lui. «Cos’г sta storia degli Spinellati, Saettati e Incappucciati…?» mi dice. Dice che sono una bestia e che lo sanno tutti come sono i gruppi, possibile che solo io? Allora mi porta dai suoi amici e insieme mi spiegano chi sono gli Alterna e i Cabina, per esempio. Gli Alterna si chiamano così perché sono alternativi. Chiedo alternativi a cosa. Mi rispondono che non importa, basta che ti senti diverso. Diverso, alternativo. Ad esempio ti metti i pantaloni larghi che ci navighi dentro, la catena dei lavori in corso e ti spinelli qualcosa in bagno ogni tanto: così ti senti diverso. Gli Stretti o Incappucciati invece sarebbero i Cabina, perché si trovano sempre davanti a una certa cabina telefonica in una certa zona ricca della città, ma adesso non più. Però gli г rimasto il nome Cabina. O Cabinotti. E io mi chiedo che cosa si può mai fare davanti a una cabina del telefono, ma credo niente tutto il giorno o si sta seduti sulle moto e basta. Comunque sarebbero quelli fighi e ricchi come il Seba e Castagno Marco, cioè come vorrei essere io, anche non ricco, non importa. Chiedo se i ricchi sono tutti Cabina perché mi sembra di sì, invece loro mi dicono che non г detto, che anche tra gli Alterna ci sono gli straricchi. Mi spiegano che a volte sono anche più ricchi dei Cabina, ma siccome pensano che nel mondo non ci dovrebbero essere i ricchi e i poveri, allora si vergognano di essere ricchi e diventano Alterna. Trovo tutto molto complicato. Chiedo a Masonti cos’г lui, perché non riesco a vedermelo bene cos’г. E tutti in coro scoppiano a ridere e mi dicono: «Lui г un Truzzo, non lo vedi?» E lui non dice niente, ma mi sembra che ci sia rimasto un po’ male. Quindi i Saettati sarebbero i Truzzi, ma non sono sicurissimo d’aver capito perché di saette ne ho viste anche ai Cabina, e di chiedere ancora, con Masonti qui davanti che non mi sembra così felice, non ne ho voglia. Non lo chiedo, ma me lo spiegano lo stesso: i Truzzi sono quelli che vorrebbero fare i Cabina ma non ci riescono, quelli che si mettono le cose dei Cabina quando ormai sono out e i Cabina non se le mettono più. Guardo Masonti che non dice niente. A me però Masonti piace com’г, a parte la saetta. C’г un altro nostro compagno che non capisco proprio di che gruppo sia, cioè Cartonzi Federico. Perché lui non г tanto come gli altri, ad esempio porta i pantaloni di velluto a coste, la camicia da uomo e mai una felpa, solo certi golfetti girocollo, ha i capelli corti con la riga da una parte, gli occhiali, e ti sembra sempre che ti faccia un gran piacere quando per caso ti parla. Per non dire delle scarpe. Lui ha delle scarpe scamosciate alte con i lacci, che pare arrivino dall’Inghilterra e hanno anche un certo nome che adesso non mi ricordo. Mi dicono che lui non c’entra e forse г un Radical chic. Io di radicali so solo che esiste un partito politico e poi i radicali liberi, che ti vengono se mangi poca verdura o le cose fritte e bruciate, ed г anche un pericolo perché poi può anche venirti un tumore. Ma tutto questo non c’entra con Cartonzi Federico e quindi me ne sto zitto. Comunque Masonti г una vera stella. Perché non solo mi insegna cose nuove, ma mi spiega anche cose vecchie che io non ho ancora capito. Tipo: cipollare una ragazza vuol dire toccare. Baccagliare una ragazza invece vuol dire corteggiarla. Io ad esempio avevo capito esattamente l’inverso e un giorno ho preso la Leporello amica della Frullari e le ho confidato che io la Frullari me la volevo cipollare un po’. Io intendevo corteggiare, che però si dice baccagliare e così… La Frullari ha poi detto alla Lepo che non ci viene più a prendere la focaccia con me. Просекаешь фишку - хорошо понимаешь. Запарил - надоел.
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